Vita di Agostino di Ippona

M. F. Sciacca


L'ordinazione a sacerdote.  

Agostino decise di abbandonare la scuola, di rinunziare al matrimonio, di consacrarsi tutto al servizio di Dio; ma volle che il fatto della sua conversione e i suoi propositi restassero, per il momento, un segreto.

Finite le scuole e passate le vacanze, rinunziò alla cattedra adducendo motivi di salute, che peraltro realmente esistevano; si ritirò, verso gli ultimi giorni di ottobre o sui primi di novembre, nella villa di Verecondo, a Cassiciacum, per prepararsi al battesimo; e, ritornato a Milano sul cominciare della quaresima, ricevette, insieme con Alipio ed Adeodato, le acque lustrali dalle mani di Ambrogio; era la notte del sabato santo, 24-25 aprile 387. Poco dopo, cedendo forse al desiderio della madre, si pose in viaggio per il suo ritorno in Africa. Ad Ostia, mentre si attendeva l'imbarco, Monica improvvisamente si ammalò e, dopo nove giorni, morì. Agostino contava allora 33 anni.

Interrotta con l'autunno la navigazione, Agostino si trattenne a Roma, studiando la vita che si svolgeva nei monasteri di uomini e di donne e paragonandola, con intendimenti apologetici, alla vita dei manichei. Nell’agosto del 388 riprese la via del ritorno in patria: s'imbarcò ad Ostia per Cartagine e raggiunse la sua Tagaste. Venduti i pochi beni che aveva e distribuito il ricavato ai poveri, visse, per un triennio circa, nelle vicinanze della città nativa insieme con Alipio, Evodio e Adeodato, dedicandosi tutto ai digiuni, alla preghiera, allo studio. In quel tempo ebbe la sventura di perdere il diletto figlio, Adeodato: il giovane aveva circa 17 anni.

La notizia della sua mirabile conversione, la fama della sua dottrina e della sua santità si propagavano sempre più, attirando sopra di lui lo sguardo attonito e l'ammirazione di molti. Recatosi per breve tempo ad Ippona sul principio del 391, con l’intento segreto di trovare un luogo adatto alla fondazione di un monastero, e per attirare l'interesse al genere di vita da lui professato, entrò a caso nella Basilica proprio mentre il vescovo della città, Valerio, esponeva al popolo la necessità di un altro presbitero: preso a viva forza dai fedeli, che ne avevano avvertita la presenza e lo avevano riconosciuto, tutto confuso e piangente, fu presentato a Valerio e, sebbene riluttante, ordinato sacerdote.

La scelta non poteva essere migliore; l'attività del nuovo presbitero lo dimostrò ben presto: istituì nell'orto della chiesa un monastero; condusse vigorosamente innanzi e con successo la polemica contro il manicheismo; aprì, contro il donatismo trionfante, la polemica che doveva, in pochi anni, restituire alla chiesa africana l'unita religiosa; esercitò, per incarico di Valerio, il ministero della parola anche alla presenza dei vescovo, nonostante la consuetudine contraria, in Africa scrupolosamente osservata; riuscì, con il fascino della sua eloquenza, ad estirpare il grave abuso dei banchetti che ad Ippona, come nel resto dell'Africa e altrove, solevano celebrarsi dal popolo nelle Memorie dei martiri.

Tutti ormai riconoscevano e apprezzavano il valore ed i meriti del presbitero ipponese: i cattolici e i donatisti, i semplici fedeli e l'episcopato, le chiese dell'Africa e quelle d'oltremare. Era quasi impossibile che Agostino - che dal monastero d'Ippona aveva già fornito due vescovi: Alipio a Tagaste e Profuturo a Cirta - non fosse lui stesso, presto o tardi, richiesto a vescovo da qualche sede vacante. Il vecchio Valerio, nel timore che tanta iattura potesse incogliere alla sua chiesa, si rivolse in tutta segretezza al primate dell'Africa, Aurelio di Cartagine, e, allegando come motivi la propria tarda età e la malferma salute, ottenne che Agostino fosse designato e consacrato a suo coadiutore e successore. La consacrazione episcopale fu conferita ad Agostino tra le acclamazioni del popolo, ma non senza qualche difficoltà, dal primate della Numidia, Megalio di Calama.


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